29 luglio 2022

Vite moleste e case di tolleranti


A Simona


Il militare non l'ho fatto, ma ho giocato anche io con i soldatini. Mi piaceva metterli tutti in riga, perfettamente allineati, quelli in piedi dietro e quelli accovacciati davanti. Tanto che rimasi sconvolto quando uno dei bambini del palazzo, solo di qualche anno più piccolo di me ma abbastanza per darmi l'illusione di essere 'grande', ruppe il mio geometrico ordine simulando un vero e proprio campo di battaglia. Ed era anche bello, ma questo non glielo dissi per orgoglio.

Perché l'ordine dà sicurezza, e le regole ci proteggono dalla paura del buio, da tutto ciò che si nasconde dentro e fuori di noi. Ma porlo in essere rischia spesso di dare luogo ad azioni aberranti. Anche senza ricondurre tutto alle categorie dell'apollineo e del dionisiaco, con buona pace di Kant e Nietzsche che spero mi perdoneranno, vivere è molesto. Gli esseri umani sono progettati per darsi fastidio a vicenda.

Come è molesto il rumore che fanno gli operai, da settimane impegnati ad allietare le ore più calde del giorno, soprattutto quelle dedicate al riposo. Ammetto che, sino a qualche giorno fa, avrei fatto di tutto per poter tornare alla mia (im)meritata siesta postprandiale: sembrava poco elegante scrivere che cado in un vero e proprio letargo. Avevo persino trovato conforto nel regolamento condominiale e nell'articolo 659 del codice penale. Ma poi?

C'è che ogni forma di repressione, per quanto apparentemente legittima, è destinata a fallire anche quando ha successo. Anche quando si invoca il diritto, in teoria un complesso insieme di regole volte a garantire una più o meno pacifica convivenza e nei fatti una pippa costruzione mentale, a prevalere non sono le norme codificate, ma la legge del più forte.

Ricordo una ragazza di un piccolo ma ricco paesino del veneto. Mi raccontò di quando murarono il centro sociale con tutti gli strumenti musicali all'interno. E ricordo un professore delle superiori della stessa località, anche consigliere comunale, commentare l'accaduto con un sorrisino ebete : certo, andava chiuso, così adesso i giovani non si fanno più le canne, non si ubriacano e non fanno rumore.

Certo, anche io preferisco Piazza Plebiscito come luogo aperto ai cittadini e turisti e non un gigantesco parcheggio abusivo, almeno era così negli anni della mia infanzia, ma privare Napoli (e il mondo) delle sue contraddizioni, talora anche tragiche, nei fatti, significa dare ancora più potere a chi è convinto che il proprio agire sia cosa buona e giusta, che sia un proprio dovere mondare (gli altri) da peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio. Che poi, mi sia perdonato il lapalissiano ragionamento, ammessa l'esistenza di Dio, non è forse in grado di difendersi da solo? E senza neppure dover pagare gli avvocati, per sua fortuna.

Da qui la guerra agli infedeli, dimenticando che lo siamo anche noi ai loro occhi. E non importa se la fede sia riposta in un'entità trascendentale, in un vaccino, in una squadra di calcio o qualsiasi altra cosa che sia oggetto di devozione.

Anche la parola tolleranza non mi piace, ad essere sinceri, nonostante l'abbia usata nel titolo. Preferisco comprensione, che è cosa ben diversa dal capire. Ovvero mi piace di più un mondo che comprenda al suo interno il diritto alla contraddittorietà, un campo di battaglia tra forze che spingono in direzione dell'ordine e altre in direzione ostinata e contraria, rispetto ad uno in cui non avere altra scelta che essere allineati.


Massimiliano Cerreto


P.S. Sono piccolino di statura, se proprio dovete, almeno mettetemi davanti...