30 gennaio 2020

Per(s)A.

Per A.

Avrei dovuto dirtelo sedici anni fa, non ho scuse, lo so; neppure le cerco, neanche da me stesso. Che eri bellissima persa in quel vuoto in cui c'era tutto ciò che avevi sempre sognato.
Faceva caldo quel giorno, anche se il sole stava andando via. C'era rumore, troppo, ma per qualcuno era musica. E quell'omino triste e stanco accanto a te, invitato ad incitare la folla, non a prenderla in giro come fece, ma era troppo arrabbiato per capire.
Come lo sono oggi io, forse ancora di più di quanto non lo fosse lui allora. Inutili entrambi, comunque. E lo sono pure questi pensieri che vanno e vengono senza lasciarmi più dormire. 
Ma cosa importa? In fondo tu sei uno di quelli felici, che ti rimangono appiccati addosso, a differenza di quel vestitino leggero leggero che ti lasciava scoperte le gambe.
Sei ancora qui, ma ora hai la forma di un ricordo che cambia di continuo; sarà questo il vantaggio di non esserci mai incontrati per davvero? In basso io, a nascondermi dietro minuscoli fogli. In alto tu, immersa in una bolla di sapone dai mille riflessi. E se non mi sono avvicinato è perché avevo paura che svanissi insieme ad essa.
Adesso devo andare, ma c'è una cosa che voglio dirti prima, ascoltami: tutte le anime che facciamo fatica a tenere insieme in una sola vita, trovano ciascuna il loro tempo e spazio se si ha il coraggio di lasciarle libere.
E questo me lo hai insegnato in un giorno d'estate di tanti anni fa, anche se forse ancora non lo sai.

Massimiliano Cerreto

P.S. Mi piace il modo in cui ti racconti, non lasciarti sedurre dal silenzio.



This corner of the earth is like me in many ways