Non sei nato (o nata) per soffrire. Il dolore è inevitabile, è parte del tuo processo evolutivo, ma la sofferenza è una scelta. E di tutte le possibili scelte, l'essere resilienti è una delle peggiori, non a caso resilienza è una delle parole più usate da chi ci governa.
Opporsi al cambiamento, sforzarsi di rimanere uguali all'idea di se stessi, è a dir poco innaturale. Della pur affascinante prospettiva metafisica dell'essere di Parmenide me ne sbatto i coglioni in questo momento: qui è in discussione la dimensione naturalistica, quella del divenire. Lo stesso dicasi della logica e del principio di non contraddizione perché non trovano alcun riscontro nell'ambito dei comportamenti umani.
Ora ti pongo una domanda: vuoi continuare a vivere eseguendo una serie di programmi che ti vengono installati nella testa sin dall'infanzia, spesso in conflitto di sistema con i bisogni della tua anima, oppure abbracciare te stesso? Non la tua croce, ma te stesso: questo è il punto.
Ridurre la vita, il pensiero e l'agire (anche e soprattutto politico) dell'uomo Yehoshua Ben Yosef ad una favola triste è stato un atto criminale finalizzato a creare un sistema organizzato di potere. E neppure il principe Siddartha, circa cinque secoli prima, aveva alcun desiderio di fondare una nuova religione, ma liberare l'uomo dalla sofferenza. Perché in loro era forte e potente la spinta vitale dell'universo, ovvero Eros.
Sei nato per amare, prima di tutto te stesso. E che vada a farsi fottere anche l'apollineo Ulisse, una delle possibili incarnazioni dell'ancestrale archetipo dell'eroe, che si fece legare all'albero maestro della propria nave per resistere al canto delle sirene. Che tu sia uomo o donna, qualunque sia il tuo orientamento sessuale, ascoltalo il canto di Eros. Ti perderai, le tue certezze andranno ad infrangersi contro gli scogli, ma solo così potrai ritrovarti.
Massimiliano Cerreto