Caro psicologo dei miei coglioni,
mi dispiace che tu voglia perdere il tuo prezioso e costosissimo tempo leggendo le mie cazzate cercando di analizzarmi. Non conosci il trauma infantile che ho subito; gli errori incolpevoli ed inconsapevoli dei miei genitori, gli atti di bullismo (neppure poi tanti, mi comportavo da stronzo anche io a quell'età); gli abusi da parte dei professori, in particolar modo quelli universitari; gli abusi dei miei prenditori di lavoro; il senso del peccato instillatomi dagli uomini di (cattivissima) fede; il comportamento di un paio di avvocatesse che meriterebbero di essere segnalate all'Ordine degli Avvocati per infedele patrocinio (ma sarebbe tempo sprecato); l'atteggiamento paracamorristico della cosiddetta gente perbene della mia città; il furto continuato e continuativo delle mie proprietà intellettuali ed intellettive; le conseguenze degli errori dei medici o sedicenti operatori della salute che ancora porto sul mio corpo: taci allora!
E conosco sicuramente meglio di te sia il diritto civile sia quello penale: non sarò così sciocco da violare i limiti dell'articolo 21 della Costituzione. In altre parole, non provarci neppure a querelarmi. Piuttosto, credo che tu debba vergognarti di aver vissuto e di continuare a vivere grazie al dolore delle persone essendo tu, caro psicologo dei miei coglioni, perfettamente consapevole della scarsa efficacia delle terapie e del loro eccessivo costo. Tema ribadito anni fa anche dal presidente del tuo stesso Ordine professionale.
Pertanto, ringrazia il tuo Dio, ammesso tu ne abbia uno, se non ti sputtano pubblicamente. Bene o male, non sta a te giudicarlo, sono sopravvissuto grazie e soltanto grazie a me stesso; al mio essere più forte dell'idiozia con cui mi sono dovuto confrontare, tanto quella altrui quanto la mia; al mio scetticismo nei tuoi confronti e nei confronti di guru, santoni e, in questi giorni, salvatori della patria; al mio aver rinunciato a tutto ad eccezione della libertà, persino quella di essere senza più esistere socialmente.
E me ne fotto degli influencer, della neolingua del politicamente corretto, degli opinionisti, di chi, pur avendo qualcosa da dire, si sente costretto a travestirsi da youtuber per vendere qualche copia del proprio libro o proporre l'ennesimo corso o seminario di dubbia utilità, dei politicamente impegnati (a racimolare consenso), degli indignati di professione, di chi vomita significati senza avere nessuna consapevolezza che è al senso che si dovrebbe guardare. Non darti ora le arie del diverso, di chi si sacrifica per gli altri: l'altruismo è spesso la più perversa forma di narcisismo.
Il sistema lo alimentiamo tutti, caro psicologo dei miei coglioni: non sederti dalla parte di chi esclama che è cosa buona e giusta, quella peggiore. Non ci sono né buoni né cattivi: siamo tutti interconnessi; siamo le persone che incontriamo, le storie che ci raccontano e quelle che ci raccontiamo, gli eventi che ci accadono; siamo chi crediamo di essere e chi ci hanno convinto di essere; persino altro da tutto questo, per fortuna. Anche il più solitario e meditativo degli eremiti contribuisce alla creazione di questa immensa eggregora, o costruzione psichica, che chiamiamo realtà. E tu, caro psicologo dei miei coglioni, dovresti fartene interprete, non giudice.
Bene e male sono così fusi insieme da essere inseparabili, dovresti saperlo. Chi andrebbe condannato allora? Chi va a letto con le puttane, da quelle di strada da 25€ sino alle escort da 3000€ a notte, chi passa il proprio tempo a dare mance alla camgirl di turno per farle vibrare il dildo nella fica, oppure chi ha generato oceani di solitudine e alimentato ogni forma di sfruttamento del lavoro? Come se poi fosse possibile distinguerli. Siamo tutti responsabili e vittime della nostra stessa incapacità di amare in modo sano e costruttivo, innanzitutto noi stessi.
Sei fortunato, caro psicologo dei miei coglioni, questa tragica e straordinaria esperienza su scala globale che chiamiamo Covid-19 ha aumentato a livello esponenziale il numero dei tuoi potenziali clienti, ma sei davvero sicuro di non esserne infetto anche tu? Se non addirittura contagioso, e sai che non mi riferisco al Covid.
Con profondo disprezzo, mai tuo
Massimiliano Cerreto